Giocare mantiene giovani

brainDa Milano – In un mondo in cui l’aspettativa di vita si allunga sempre più e sempre maggiore è il numero di persone che raggiunge una ragguardevole età , la domanda che ciascuno di noi si pone sempre più frequentemente è “come sarà la mia vecchiaia?” E ancora, “riuscirò a conservare una buona memoria?”
Uno dei problemi legati alla vecchiaia è per l’appunto la progressiva perdita di memoria per la quale purtroppo non esiste ancora una cura o una qualsiasi forma di prevenzione i consigli degli esperti sono quelli di seguire un corretto stile di vita, stare attenti alla dieta, praticare dell’attività fisica, impegnarsi in attività sociali e sembrerebbe che persino giocare con alcuni videogiochi potrebbe risultare d’aiuto.

Sono numerosi, infatti, gli studi che vogliono verificare se l’utilizzo di videogiochi in età avanzata possa aiutare a mantenere attiva la mente rallentando il processo di decadimento cognitivo..

Tra questi va citato lo studio di un team di psicologi della North Carolina State University, finanziato dalla National Science Foundation che vuole proprio determinare se alcuni giochi stimolando alcune attività della mente quali il problem-solving, il mettere a punto delle strategie, possano contribuire al rallentamento di tale processo.

Ovviamente i pareri degli studiosi non sono concordi c’è anche chi sostiene che è prematuro affermare che il gioco possa condurre a dei seri benefici, perché se è vero che stimolare la mente è una cosa positiva, non esiste ancora nessuna prova che supporta tale affermazione.

Tuttavia sono numerosi i giochi che promettono di migliorare l’efficienza della memoria, un esempio tra tutti, il famoso “Brain training” della Nintendo dove ci si può dilettare nel risolvere calcoli o eseguire esercizi di logica.



In uno studio presentato lo scorso anno al meeting annuale di Cognitive Neuroscientist Society la neuropsicologa Helena Westerberg del Karolinska Institute di Stoccolma ha confrontato le abilità cognitive di un gruppo di 45 giovani (di un’età media di 25 anni) e 55 adulti (di età media di 65 anni). Entrambi i gruppi, per cinque settimane, hanno svolto alcuni esercizi al computer, ad esempio riscrivere le cifre nell’ordine inverso a quello dato ed altri simili. Al temine del tempo stabilito il gruppo degli “anziani” aveva raggiunto lo stesso livello di memoria, di concentrazione e di tempo di reazione che aveva inizialmente il gruppo dei “giovani”. (Ovviamente anche i giovani nel contempo hanno migliorato le loro prestazioni). Il gioco ponendo degli obiettivi sempre più alti, stimola il giocatore al loro raggiungimento facendo aumentare sempre di più il suo impegno.

Uno degli obiettivi dei ricercatori impegnati nello studio finanziato dalla National Science Foundation è quello di determinare delle linee guida per la produzione di giochi idonei a persone di una certa età, identificando quali sono i componenti del videogioco che contribuiscono al potenziamento della memoria. Per ottenere i risultati sperati però, non ci si deve dimenticare lo scopo principale del gioco: il divertimento.



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