L’Hi-Tech impiegato per migliorare il nostro stile di vita

immagine-5Facebook, il cellulare, insomma tutta la tecnologia viene messa a disposizione per salvaguardare l’ambiente aiutandoci ad adottare uno stile di vita sostenibile.
Alcuni ricercatori dell’accademia Richard Thaler and Cass Sunstein, stanno avviando un progetto, denominato Progetto Ambiente, della durata di tre anni che ha come scopo quello di capire come vengono influenzati i soggetti esaminati se messi a conoscenza del loro consumo di energia o dei loro livelli di attività rispetto a quelli degli altri partecipanti.

Infatti, è stato stabilito che questo genere di feed back induce gli individui a modificare il proprio comportamento e i ricercatori vogliono vedere se in questo modo si riesce a far cambiare atteggiamento alle persone dirottandole verso uno stile di vita sostenibile.
Il progetto partirà a settembre e vi prenderanno parte circa 800 persone.


Invece di chiedere ad una persona di smettere di comportarsi in un certo modo, è stato dimostrato che è più efficace rivelare come si comportano le altre persone in un contesto simile riuscendo così ad “orientare” gli individui verso comportamenti migliori.


“Si tratta di influenzare il comportamento raccontando ciò che fa la maggior parte della gente”, ha affermato la dottoressa Ruth Rettie, responsabile del Progetto Ambiente alla Kingston University.
“E’ evidente che i migliori risultati si ottengono informando la gente su quali norme sociali adottare piuttosto che spingendola a comportarsi in un certo modo.”


Le norme sociali in genere sono accettate dalla maggior parte delle persone anche se non tutti seguono le stesse norme e se alcuni si comportano in un determinato modo senza saperne esattamente il motivo, perché spesso non si sono mai neanche soffermati a pensarci.


Attraverso tre distinte indagini, la dottoressa Rettie e i suoi colleghi intendono raccogliere dati circa il comportamento dei partecipanti per quanto riguarda l’alimentazione, le scelte legate alla sostenibilità dell’ambiente per poi girare le stesse informazioni agli altri partecipanti e vedere la loro reazione; capire cioè se questo li induce a modificare il loro comportamento.


La prima indagine che coinvolge circa 200 persone, si avvale dell’aiuto del cellulare. Per fare ciò viene installato un software sul dispositivo mobile che registra l’attività del proprietario verificandone alcune abitudini ad esempio quanti dei partecipanti si recano in ufficio a piedi e quante utilizzano l’automobile. Ai partecipanti verrà poi reso un feed back delle proprie attività e verrà comunicato loro se sono più o meno attivi rispetto agli altri membri del gruppo.
I dati provenienti dagli accelerometri nello smartphone saranno analizzati per stabilire la velocità a cui camminano coloro che vanno a piedi. Mentre un GPS verrà utilizzato per elaborare la velocità media e la distanza percorsa da coloro che hanno scelto altri mezzi.


In un’altra indagine che vede coinvolte 400 persone viene monitorato l’utilizzo di energia domestica attraverso morsetti di monitoraggio applicati intorno al cavo.
Le informazioni ricavate saranno inviate ai ricercatori, che poi comunicheranno ai partecipanti quanta energia hanno utilizzato e quanta è stata utilizzata dagli altri partecipanti.
Le informazioni potrebbero essere trasmesse ai partecipanti tramite dei messaggi, o attraverso il sito web del progetto, oppure per posta, ha affermato il dottor Studley il ricercatore che ha messo a punto il dispositivo per la rilevazione del consumo di energia.


“Non siamo particolarmente interessati a conoscere la quantità di energia che si sta utilizzando, ciò che ci interessa è il cambiamento del comportamento dei partecipanti a seguito del feedback”, ha affermato il dottor Studley.
“Ci aspettiamo che la maggior parte dei partecipanti riduca il consumo di energia, in risposta al feedback ricevuto” ha poi continuato. “Quello che non vogliamo che accada è che le persone che consumano meno si adeguino agli altri aumentando il loro consumo di energia”.


La terza ricerca si svolgerà sul social network Facebook e studierà come gli amici si influenzano a vicenda e se è possibile orientarle verso uno di stile di vita volto a sostenere maggiormente l’ambiente.

La Dottoressa Rettie ha dichiarato che lo scopo del progetto è quello di scoprire perché le persone compiono determinate scelte e da cosa possono essere influenzate. Il risultato di queste ricerche è importante soprattutto nell’evenienza in cui l’esigenza di adottare uno stile di vita sostenibile diventi una necessità per salvaguardare il nostro ambiente.



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