Furto di identità, phishing e clonazione di carte di credito: 1 italiano su 6 ne ha avuto una esperienza diretta

phishingDa Bologna – Secondo una ricerca online sul furto d’identità commissionata da CRIF a Smart Research e realizzata su un campione rappresentativo per sesso, età e aree geografiche della popolazione italiana di età compresa tra i 18 e i 64 anni, la maggioranza degli italiani dimostra di sottovalutare completamente le conseguenze causate dalla condivisione di informazioni personali sulla Rete o attraverso i social network. Tanto che nel 58% dei casi si dichiarano poco o per niente attenti alla diffusione dei propri dati online e, più nel dettaglio, nel 28% dei casi non si pongono neppure il problema, dichiarando di non fare nulla di particolare per tutelarsi.
Eppure 4 intervistati su 5 confermano di subire tentativi di phishing con una certa regolarità mentre 1 su 8 dichiara di essere stata vittima della clonazione di una carta. Il livello di attenzione si alza nel momento in cui si scopre di essere vittima di un furto di identità, sia esso relativo alla propria carta di pagamento o all’apertura di un finanziamento.

Tra i fattori di rischio riconosciuti dagli intervistati come possibili cause del furto di identità vengono citati, per oltre il 40% dei casi, eventi legati al furto di documenti o strumenti di pagamento nel mondo reale ed eventi legati al mondo online, quali l’accesso indebito a caselle di posta elettronica o le transazioni online su siti di e-commerce. In particolare, il 33% degli intervistati riconosce come possibile fattore di rischio la pubblicazione di dati su social network.

Relativamente alla tutela dei dati personali da possibili intrusioni quando si utilizza il Pc, il tablet o lo smartphone, sono vari i comportamenti citati dagli intervistati: il 59% dichiara di proteggersi evitando di cliccare su link sospetti mentre il 49% utilizza antivirus gratuiti e il 36% utilizza sistemi antivirus a pagamento. Solo il 5,8% del campione dichiara invece di non fare nulla. Questi dati confermano una crescente attenzione dei privati alla protezione degli strumenti utilizzati per accedere al web piuttosto che alla diffusione dei dati in Rete.

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