L’Italia è 27ª nella classifica dell’economia digitale 2010

italia_mappaDa Milano – Precedentemente conosciuta come classifica di “e-readiness”, lo studio annuale di Economist Intelligent Unit sul benchmark tecnologico entra nel suo secondo decennio di esistenza con un nuovo nome: “Classifica dell’economia digitale”. Privati e aziende in gran parte del globo si connettono oggi regolarmente ad Internet e alle reti di telecomunicazione, e la “connettività” non è più un lusso esclusivamente del mondo ricco. Si può dire che 70 Paesi nella classifica hanno raggiunto lo stato di “e-readiness”. Il nuovo nome scelto vuole riflettere il graduale spostamento delle priorità dei Paesi digitali, dalla semplice esigenza di rendere disponibile la tecnologia alla popolazione, alla volontà di utilizzarla per massimizzarne i benefici economici e sociali.

Per un impiego migliore delle sempre più ricche applicazioni e dei servizi ora disponibili sul mercato, l’accesso delle persone alla rete e ai network di comunicazione deve diventare di qualità sempre più elevata. Per questo motivo, in aggiunta alla diffusione della banda larga e dell’accesso alle reti mobili, ora il modello di ranking ne valuta anche la qualità nei singoli Paesi (in base alle connessioni di fibra ottica e 3G esistenti). L’aggiunta di questi parametri ha colpito i Paesi in cima alla classifica: molti in Europa e Nord America hanno visto il proprio punteggio abbassarsi – per alcuni c’è stata una vera caduta nella tabella – per il bisogno di sviluppare ulteriormente le reti ad alta velocità. Dall’altro lato, i Paesi asiatici, che hanno investito in maniera massiccia nelle reti di prossima generazione, sono saliti nella classifica. (vedi sotto)

Tuttavia, secondo Denis Mc Cauley, direttore Global Technology Research di Economist Intelligent Unit, “un forte sviluppo digitale richiede azioni concertate e progresso su molti fronti”. Quest’anno il primo in classifica, la Svezia, e la maggior parte degli altri Paesi nelle prime posizioni, vantano congiuntamente ad elevati gradi di connettività, contesti commerciali e giuridici stabili, forti elementi a traino dell’educazione e della cultura, politiche governative a supporto dell’IT e, in parte come risultato di tutto questo, un utilizzo attivo e sempre crescente dei servizi digitali da parte di privati e aziende.

Dal 2000, Economist Intelligence Unit pubblica questa classifica annuale sulle più grandi economie digitali del mondo, utilizzando un modello sviluppato in collaborazione con l’Institute for Business Value di IBM.

Risultati principali:

  • L’Italia perde una posizione passando dalla 26ª alla 27ª posizione
  • I Paesi Nordici primeggiano nella classifica, occupando i primi quattro posti, con ottime performance su tutti i fronti. La Svezia ruba alla Danimarca la prima posizione
  • Finlandia, Taiwan e Corea del Sud registrano notevoli progressi
  • I leader digitali dell’Asia hanno superato le prestazioni di Europa e Nord America nei nuovi indicatori della banda larga

economist-intelligence-unitAltri risultati dello studio di quest’anno sono evidenziati di seguito:

  • I Paesi Nordici sono migliori in molte aree dell’economia digitale. La Svezia quest’anno ha soppiantato la Danimarca, anche se con uno stretto margine, dalla posizione di leader perenne nella classifica di “e-readiness”. La Finlandia e Norvegia sono entrambe tra i primi sei Paesi nel 2010. La prima avanza di sei posizioni principalmente grazie al maggior peso degli indicatori che misurano l’utilizzo dei servizi online.
  • I leader digitali dei Paesi asiatici superano gli altri sulla qualità. Taiwan, Sud Corea e Giappone hanno tutte guadagnato molte posizioni nella classifica, in parte grazie agli ottimi risultati conseguiti rispetto al resto del mondo per la qualità della banda larga e delle reti mobili. La loro alta densità di fibra ottica, per esempio, testimonia la capacità di questi Paesi di vivere la propria quotidianità su digitale.
  • La banda larga sta diventando sempre più accessibile in tutto il mondo. In 49 dei 70 Paesi della classifica, il canone mensile percepito dal principale provider di banda larga è pari a meno del 2% del reddito medio mensile di una famiglia nel 2009. Questo seccedeva in 42 dei 70 Paesi secondo il nostro studio del 2009, e solo in 33 Paesi nel 2008. L’accessibilità è aumentata velocemente nei Paesi in via di sviluppo come il Vietnam e la Nigeria.
  • Aumentano le prove che il digital divide si sta riducendo. Se nel 2009, 5,9 punti (su una scala da 1 a 10) separavano il primo Paese dall’ultimo in classifica, secondo il nostro studio il divario quest’anno si è ridotto a 5,5 punti. Ciò è dovuto in parte ai già citati cambiamenti del modello che, “innalzando gli standard”, hanno maggiormente frenato i punteggi dei Paesi in cima alla classifica rispetto a quelli più in basso. I livelli di costo della banda larga sono un esempio che mostra come i Paesi in fondo alla classifica stiano, tuttavia recuperando terreno in diverse aree.
About the Author

Related Posts