Il 90 per cento degli appassionati di videogames non termina i giochi

call-of-duty-black-opsDa MilanoI videogiochi sono diventati ormai un intrattenimento molto diffuso al pari di musica e televisione. Gli appassionati di videogames crescono a ritmi vertiginosi, eppure… pochi di essi finiscono un videogioco. Secondo quanto dichiarato da Keith Fuller, per lungo tempo responsabile di produzione per Activision, il 90% dei giocatori che iniziano un videogioco non lo finiscono. Facendo le debite comparazioni è un po’ come se uno vedesse sempre solo il primo tempo di un film per poi cambiare canale.
Tuttavia l’incapacità di portare a termine un gioco è una tendenza che riguarda soprattutto le “nuove generazioni” di videogiocatori. Infatti, solo 10 anni fa appena il 20% di essi non completava un gioco iniziato, come afferma John Lee, VP marketing di Raptr ed ex dirigente di Capcom, THQ e Sega


I motivi di questa tendenza? Molteplici. Ma, in primo luogo, si può mettere l’innalzamento dell’età media dei videogiocatori. Si è passati dai poco meno di trenta anni all’ inizio del duemila fino ai 37 anni di media attuali, con una propensione all’acquisto maggiore per gli over 40.
Si tratta di un target che rispetto allo “smanettone” di una volta ha meno tempo da dedicare ai giochi e infinitamente meno pazienza. Quando uno di questi giocatori si incaglia su un livello dopo un po’ abbandona per passare a un nuovo gioco (ha anche un potere di acquisto superiore che giustifica in parte questa tendenza). E proprio la continua offerta di nuovi titoli è un altro elemento che tende a distrarre l’utente dal suo scopo fondamentale: finire il videogioco.
Poi c’è un altro elemento interessante. Per anni l’industria del videogame si è impegnata a produrre giochi sempre più complessi e dalla durata più lunga. Proprio la longevità del gioco è sempre stata considerata un segno di pregio. Eppure sembra che il giocatore odierno di fronte alle 67 ore di gioco necessarie per completare Call of Duty: Black Ops preferisca e completi giochi più brevi, che richiedono un terzo del tempo o meno.
Si evidenzia così un meraviglioso paradosso: Le società di videogiochi investono budget faraonici per produrre minuti di videogame che probabilmente nessuno giocherà mai. Forse giochi più brevi potrebbero costare meno di produzione e avere un prezzo più abbordabile per il consumatore finale che, in fin dei conti, sembra richiedere solo poche ore di sano divertimento a un costo ragionevole. Il dibattito è aperto.

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